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CAPO XLIX.


Della Fortezza.


La fortezza di Ceva che dava a questa città non poca importanza, e ne formava uno dei più belli ornamenti, torreggiava sulla scoscesa rocca che sta a cavaliere della medesima verso tramontana.

Questa roccia stagliata a perpendicolo verso la sommità, va terminando in un pendìo suscettibile di coltura, e vedesi difatto tutto coperto di fertili vigneti. Tra la viva roccia ed il terreno coltivo corre una vena di tufo dall’una all’altra estremità. Per ovviare al pericolo di vedere a poco a poco sgranellarsi questo tufo e lasciar senza fondamento il sovrastante macigno, si pensò cosa prudente il coprirlo di grosso muro, che dalla parte orientale si estende sino alla metà della fascia, e come si può argomentare dall’addentellatura in cui va a terminare, sarebbesi certamente protratto sino all’estremità occidentale della rocca, se si fosse mantenuta in vigore la fortezza.

La forma di questa fortezza era un quadrilungo cinto di bastioni da tre parti verso le langhe; il lato che guardava la città era chiuso dalle caserme che s’alzavano a filo sulla sottoposta rocca1.

  1. Vi erano aggiunte altre fortificazioni dal lato di levante, come si può vedere da un disegno originale presso il T. A. Bosio che è un Piano in misura dell’Accampamento delle Truppe in vicinanza delle Morere, e Trincieramenti e Posizione al Castello di Ceva, l’anno 1745.