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In mezzo a cotanta disparità di pareri sulla reale esistenza e cognizione de’ manoscritti di Marco Porzio Catone, ( e che però andrà fra poco a svanire siccome nebbia in faccia al sole ) a quali de’ suddetti scrittori dovrassi prestare maggior fede per deliberare con saviezza e rettitudine sopra una questione non mai trattata in passato, ma che in oggi presenta un oggetto di qualche considerazione e riguardo? In quanto a me non credo ingannarmi tracciando la strada, che mi addita in primo luogo il ch. P. Ambrogio Calepino non tanto per avere scritto prima degli altri sopraccennati autori, quanto per non aver riportato affatto l’Arcennum, Barcennum nel suo primo dizionario, e poi lo stesso P. Ferrari, il quale benchè in perfetta contradizione col suo falsissimo testo, è stato tuttavia fedele alla storia riportando con ingenuità ciò che Gellio scrisse sull’autorità di Plinio, il quale come si è detto avea ben conosciute al pari di Cicerone le opere tutte di M. Porzio Catone, e per conseguenza lette e gustate le materie che contenevano. Poteano ingannarsi Cicerone, che visse 43. anni circa prima di Gesù Cristo, Plinio che fiori 78. anni dopo Cicerone, e Gellio sotto l’imperatore Antonino Pio? Posto dunque per principio certo che M. Catone Porzio sia l’autore del libro intitolato de Orig. Urbium Latii dimando io se può regger l’altro riportato alla lettera A del secondo Calepino, cioè de Orig. Op. Hetruriae? se lo fu del primo come si ha da Plinio in Gellio riportato dal Calepino stesso a caratteri chiarissimi, come potrà sostenersi che l’Arcennum esistesse in tempo di Catone, e che su tale asserzione falsissima fosse quello il luogo della Sabazia dove fu poi fabbricato Bracciano? Ma dato che il più volte citato Catone avesse scritto dell ’ origine dei paesi dell’antica Etruria, chi mai fra i letterati degli ultimi tre secoli può vantarsi di aver letto nei manoscritti originali di M. Catone Porzio che questo preteso Arcenno originasse nel sito ove esiste Bracciano, o fosse il forte rimasto intatto dopo che restò sommersa la città Sabazia? Forse il Padre Annio Viterbense? lo vedremo fra poco. Bisognerebbe supporre altresì che qualora la Città Sabazia fosse esistita prima dell’eruzione vulcanica, la lava fluita in diverse epoche ( come dottamente s’accenna dal ch: Prof. Barlocci nella sua menzionata Memoria fisico-chimica del Lago Sabatino ) dal punto dove esiste Bracciano avesse ripiegato il suo corso, affinchè restasse intatto il preteso Arcenno come monumento perpetuo a dimostrare il vero sito della sommersa città Sabazia. Ma noi sappiamo, come lo sanno anche i più idioti cittadini di quel paese che la famosa Rocca è piantata sopra un masso vulcanico in stato però di quasi perfetta decomposizione dalla parte occidentale del medesimo, e che il solo girar d’uno sguardo sulle rocce e lave, che fluirono in queste nostre contrade basta anche in oggi a persuaderci dell’or-