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Un’altro abbaglio parimente rimarcasi alla lettera A del secondo Calepino, riformato come già più volte si disse colle aggiunte del P. Filippo Ferrari, cioè ad lacum Sabatinum seu Tarquinense. Mi si dica di grazia che cosa ha che fare col Sabatino l’altro aggettivo Tarquinense? Eppure il compilatore del sud. secondo Calepino non potea ignorare certamente che l’antichissima città di Tarquenia patria di Lucio Tarquinio il vecchio non era situata affatto nella vicinanza del lago Sabatino, ma bensì tre miglia circa distante da Corneto verso il mare, e precisamente nel luogo detto la Turchina dove è più probabile che essa fosse, secondo il sentimento del dotto P. Simmeria, e di altri ancora, in virtù dei monumenti antichi scoperti in questi ultimi tempi vicino a Corneto ed alla suddetta Turchina, i quali dovevano appartenere a Tarquenia, poichè gli altri oggetti rispettabili di antichità, che sonosi dissotterrati nel pian della Badia sotto gli auspici di S. E. il Sig. Principe Luciano Bonaparte padrone di Canino e nel luogo detto Campo Scala dalla società Candelori, appartenevano secondo alcuni ad Ulcia, e secondo altri a Vetulonia. Dunque tutta quella parte che da Corneto si stende più verso la presente Toscana non era la Sabatina ma bensì la Tarquinese, come lo diceva anche Cicerone a cui dobbiamo rispettosamente inchinarci. Si osserva inoltre Centum Cellis vicinum. Può mai dirsi Bracciano vicino a Civita Vecchia, quando fra l’uno e l’altra vi corre una distanza non minore di 35. miglia e più? in qualunque modo pertanto si riguardino le suddette due espressioni è forza il credere che il P. Filippo Ferrari Alessandrino ha preso un abbaglio non piccolo perchè tutto ligio e divoto al P. Annio Viterbense. Ma un altra osservazione anche più interessante delle antecedenti convien fare in questo luogo, da cui potrassi maggiormente rilevare l’errore grossolano, e non perdonabile dei suddetti Ferrari, Felicio, ed Ortelio seguaci tutti, come si vede ben chiaro dell’Annio, di cui appunto è il Testo dell’Arcennum apud Cat. de orig. Oppid. Hetruriae. Per verità sorprende che Uomini rispettabili per la profondità della loro dottrina siano caduti con tanta facilità in un errore si chiaro, portando Bracciano al grado di Città etrusca e sempre col testo di M. Catone Porzio, il quale se ritornasse a vivere mi è avviso che loro darebbe la taccia di menzogneri che tanti uomini sommi dettero già all’opera dell’Annio, di cui parleremo finalmente qui appresso. E quando mai Bracciano fu annoverato fra le città dell’antica Etruria? quando mai figurò per tale nei fasti dell’antichità come figurò un Ceri, già la città di Agilla, un Galera, che fu la città di Careja, Sutri, Nepi, Bieda un tempo la rispettabile Blera, e Toscanella del pari l’antica Tuscania, non che tante altre città dei nostri contorni, che se più non esistono, o non son più quelle che furono tuttavia ritengono delle vestigia che richiamano la memoria o l’idea di quella grandezza e ma-