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arco traiano 103


Nove figure, ripartite in tre piani, entrano in azione. Delle tre che sono in maggior rilievo, la prima a destra dell’osservatore in maestosa toga col dalteum, il balteus e l’umbo come l’abbiamo osservata nei due ultimi quadri, è ad evidenza quella di Traiano. Ha la destra mano, che è rotta, distesa verso il primo degli altri due personaggi, i quali portan la toga col semplice sinus, hanno la man destra distesa verso l’Imperadore e nella sinistra tengono un rotolo. Sicuramente questi son due Senatori.

Nel secondo piano, alla destra di Traiano, è una figura di militare in veste eroica, cioè con maglia stretta al corpo, riccamente ornata sulla pancia, con un cordone che ne stacca il gonnellino, il quale nella parte superiore è adorno di due ordini di grosse squame semicircolari ornate, e nella maggior lunghezza di sotto ha delle bandelle strette con ricca frangia alle punte, sotto della quale apparisce appena una specie di camicia, che forse era quella che dicevano indusium o interula o subucula, se pure non era la tunica interior 1.

Al di sopra del descritto abito porta il paludamentum o mantello dei generali, aggruppato in ricche pieghe sul petto, fermato con una fibula sull’omero destro, e ricadente alle spalle sino ai polpacci delle gambe. Queste ha nude dal ginocchio ai calzari o coturni allacciati sul dinanzi. Questo suo abbigliamento risponde affatto a quello di molte statue di imperatori Romani2 e fu tolto ai greci. La sua testa, che è tra le meglio conservate, è quella di un giovane con corta barba e capelli crespi. È il fedele ritratto di Adriano, come ho potuto ricavare da alcune monete che conservo di lui. Egli fu il primo fra gli Imperadori romani che abbia portata la barba: Adrianus primus barbam nutrivit3.

Questa figura è di una bellezza molto significante, uno dei pezzi scultorii più pregevoli del nostro monumento; a cominciare dal volto che è di una espressione mirabile, fin nelle pieghe del corrugamento della fronte, dal collo che è scolpito con gran maestria senza alcuna durezza o sforzo di torsione, a finire ai ginocchi ed alle gambe, la cui notomia, i cui muscoli sono rilevati

  1. Vaslet. op. cit. pag. 111.
  2. Montfauçon, op. cit. vol. IV, tav. II. pag. 19 e seg.
  3. Sifilino, Comp. di Dione, nella vita di Traiano.