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arco traiano 149

caratteri: ALIM. ITAL. (Alimenta Italiae) perchè chiaramente apparisca il pensiero espresso nel presente impronto1.» Vi ha delle altre dove i genitori presentano al Principe i fanciulli sovvenuti, o dove questi gli si presentano soli2.

Questo avvenimento memorabile vedesi scolpito pure in un quadro dell’arco di Costantino, di quelli che si appartenevano all’arco di Traiano in Roma3, e ne terrò discorso in seguito.

Per la qualcosa all’artista che ha ideato il nostro monumento non poteva sfuggire sicuramente questa tra le più benefiche e liberali azioni dell’immortale Principe, e volle e seppe eternarla nel quadro presente. Come bellamente egli l’abbia tradotta nel marmo andrò ora a dimostrare.

Osservo pria di ogni altra cosa che l’opportunità di scolpire sul marmo una sì celebre istituzione non dovè sembrare tanto evidente che in questo luogo, quì, in provincia, dove parte di essa ebbe la sua splendida applicazione, come l’ha dimostrato la tavola Bebiana, illustrata da Garrucci, essendo prossimi i terreni dove fu ipotecata parte di quelle somme delle quali il munificentissimo Principe dispose a favore di tante migliaia di infelici fanciulli.

Quel lembo di terra sul quale sono i due fanciulletti con la cornucopia e l’aratro sarebbe soggetto degno della più splendida poesia! Io non so se possa desiderarsi maggior sentimento nell’artista che ha tradotto sul marmo sì memorabile e filantropico atto. La cornucopia che versa il danaro su un pezzo di terra, l’aratro che lo solca e lo fende, i due fanciulletti che vi stanno su, dinotano ad un tempo che da questo pezzo di terra, da quel lavoro, da questo danaro doveva prodursi l’alimento di quei fanciulli. La terra la prestava il proprietario, che prendeva il danaro a mutuo dal Principe, il lavoro il colono, il capitale del lavoro il munificentissimo Principe.

La donna dalla corona turrita e dallo scettro è l’Italia, che doveva goder di quel benefico istituto; e a lei si volgono i due pargoletti, per significarle, ad un tempo, la gioia e la gratitudine

  1. Paolo Pedrusi, I Cesari in metallo grande. Tom. VI, pag. 242, tav. XXVI, fig. 1. e Pittarelli, op. cit. tav. II.
  2. Autori ultimi cit. il 1.° tom. II. tav. XXXII. fig. 3 e 4, il 2.° tav. I. e II.
  3. Vedi Bellori, op. cit. tav. 30.