Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/189

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dre, non ha ripetuta la stessa espressione per i fornici, perchè dovremmo noi attribuirgli un pensiero che certo non fu il suo, o che almeno non espresse? Per contrario, nel riscontrarsi scolpito questo ponte sulla Colonna Traiana con le pile di pietra e le centine di legname, e nel trovarsi taciuto in Dione la natura dei materiali che componevano i fornici, io oso trarre argomento che Dione trovisi in armonia col citato monumento. Ed aggiungo qualche cosa di più. La voce fornice riguardava più la speciale forma che la materia ond’era costrutto, tanto che applicavasi talora a significar tutto il tetto d’una casa, o più particolarmente, tal fiata, quella camera che avesse avuta la copertura semicilindrica; mentre testudo e chonca indicavano quelle altre che avevano il tetto emisferico o ad un quarto di sfera. E quando si volle indicare che la camera era coverta da volto di pietra, si disse: «camera lapideis fornicibus iuncta1.» Ciò è tanto vero che ci ha lasciato scritto lo stesso Dione che Adriano2 «contra metuens, ne barbari oppressis, custodibus pontis, in Mysiam facile transirent, superiores partes eius disturbari iussit.» Dalle ultime parole del qual passo facile trasparisce che Adriano fe’ smontare i parapetti, il palco e le centine, cioè tutto quello che era di legno, lasciando le pile, le testate e tutto il resto che era di pietra.

Con questa più facile e piana interpretazione del passo di Dione si viene anche a miglior consiglio a riguardo di Adriano, che dagli storici3 è stato accusato di invidia e di gelosia nella distruzione di si classico ponte, mentre pur si sa quanto egli amava le arti, quanto fosse istruito. Forse per prudenza soltanto egli si decise a togliere le parti di legno, salvo a poterle rimettere quando il bisogno l’avesse richiesto. Certo che la grandiosità e difficoltà dell’opera dovè consistere più nella costruzione delle pile che delle centine.

Questo grandioso ponte era situato laddove il Danubio fa una doppia curva presso Severin; e Bevan4 asserisce che anche

  1. Calepinus septem linguarum alla voce Fornix.
  2. Sifilino, compendio di Dione, nella vita di Traiano.
  3. Muratori, op. cit. nella vita di Traiano.
  4. G. L. Bevan, Manuale di Geografia Antica, Firenze, Barbèra, 1889, pag. 711, in nota.