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Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/212

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fauçon, perchè egli afferma non trovar rispondente questa definizione di Festo ai prefericuli da lui conosciuti. Poichè Opis o Ops venne detta Cibele o la Terra, perchè, significando tal voce latina aiuto, potere, era ritenuto che da Lei provveniva ogni forza o alimento a tutte le cose che nell’orbe si conteneano[1], io non stimo difficile che in questi quadri l’artista abbia voluto scolpire un altro simbolo delle virtù preclare di Traiano.

Solenne trionfo Dacico scolpito nel fregio della trabeazione. Tav. XXVIII e XXIX.

Presso i Greci ed i Romani il massimo degli onori e dei premii concessi ai più illustri capitani fu il trionfo; ma i più splendidi si videro in Roma, allorchè, segnatamente, il suo dominio si estese a dismisura fuori d’Italia[2]. Il Senato conferiva il trionfo, ma vi dovevano concorrere le seguenti condizioni:

a) che il richiedente avesse disfatto un esercito non minore di cinquemila uomini, dopo regolare e formale dichiarazione di guerra;

b) che fosse stato o dittatore o Console o Pretore;

c) che avesse inviato avvolto nel lauro le lettere di petizione sull’oggetto;

d) che avesse egli stesso condotto i soldati alla vittoria nella provincia da lui governata, non altri; che avesse finita la guerra e senza grande spargimento di sangue, in maniera che la vittoria non fosse costata troppo cara; (È l’esempio più splendido della prudenza e sapienza delle menti romane!)

e) che avesse dovuto trionfare soltanto il capo, ancorchè con un Dittatore fossero stati o un Console o un Pretore;

f) che fosse dovuto il trionfo soltanto a chi avesse accresciuto il territorio Romano con nuovi acquisti, non con il recupero o la restaurazione dei vecchi dominii;

g) che il richiedente avesse dovuto ricondurre in Roma l’esercito vittorioso, dopo pacificata la provincia, rimanendone la cura al successore;

h) che avesse dovuto attendere fuori Roma, innanzi il tem-

  1. Pomey, op. cit. pag. 172.
  2. Montefauçon, op. cit. Tom. IV, pag. 152.