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392 dei longobardi e del chiostro e chiesa di s. sofia

cimento. I tremuoti, come dissi, e l’opera dell’uomo (di accordo perfettamente con Pugliese1) fecero a gara per distruggere ogni traccia dell’arte al tempo dei Longobardi. Di avanzi di monumenti Longobardi, come vedremo, fu composta in parte la facciata attuale della nostra Cattedrale; altri avanzi si trovano dispersi, e si raccolgono tuttodì. Ma la maggior parte servì ai fornaciai. Forse in seguito, quando altri elementi saranno raccolti, potrà dirsi qualche cosa di più concreto intorno a siffatto difficile argomento, il quale ha affaticato la mente di molti cultori della storia dell’arte.

Quello che a me sembra indiscutibile, e cercherò sempre più di provare con elementi di fatto, si è che quì da noi all’epoca longobarda l’intonazione artistica ci veniva d’oriente; e che, per conseguenza, lo stile architettonico dell’alta e media Italia non esercitò presso noi quasi nessuna influenza. Lo stesso capitello quì rinvenuto dal Cattaneo2 nel chiostro di S. Sofia è ritenuto da lui opera di artisti greci dell’VIII secolo.

Se vedemmo che politicamente i Duchi ed i Principi longobardi di Benevento si mantennero quasi affatto indipendenti dal regno longobardo3, e se, come è di parere anche Muratori4 la influenza greca potè molto su di essi, dobbiamo sempre più convenire che in Benevento spirò l’alito greco. Senza pretensione di azzardare giudizii, oso dire che quì in Benevento e nelle Puglie, anche nei momenti meno prosperi dell’arte, l’alito greco non ne fe’ mai perdere le tradizioni, siccome accadde nel Veneto e nella Lombardia, ove essa divenne ancor più barbara che da noi.

  1. Op. cit. pag. 34 in nota.
  2. Vedi pag. 386 di quest’opera.
  3. Stefano Borgia, op. cit. parte I, pag. 96, in nota.
  4. Antichità Italiche, tomo I. pag. 234.