Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/534

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l’annesso portico, e il Duomo coi celebri amboni e il tesoro d’arte sacra. All’illustrazione di tutto questo patrimonio artistico, interessante non meno per chi studia la splendida e originale rifioritura dell’arte Romana nel periodo di Traiano, come per chi ricerca le prime origini e i più segreti incunabuli della nuova arte europea, il Meomartini ha dedicato ingegno e tutto l’ardore della sua operosità, giustamente e nobilmente orgoliosa per le glorie della provincia natale.

Il primo saggio che abbiamo sottecchi di questa bella e splendida pubblicazione, cominciata per iniziativa affatto privata nel maggio del 1889, consta di otto dispense con 242 pagine e 35 grandi tavole d’incisioni; ed è dedicato quasi per intero all’illustrazione del più cospicuo fra i monumenti Beneventani, l’Arco di trionfo, che nell’anno 114 dopo Cristo il Senato e il popolo romano facevano innalzare, secondo che si legge nell’iscrizione dell’attico, al fortissimo Traiano, in memoria forse della restaurazione e continuazione della via Appia da Benevento a Brindisi, ordinata dal savio e benefico imperatore. Sebbene molti e pregevoli sieno i monumenti, che attestano lo sviluppo originale e vitale dell’arte romana nella prima metà del secondo secolo dell’impero, pure la rovina quasi completa toccata all’Arco trionfale che apriva l’ingresso al foro di Traiano, creazione splendidissima del genio di Apollodoro, riverbera e concentra sull’Arco omonimo di Benevento gran parte di quella luce e di quella importanza, che per sè rivendica questa forma così originalmente e grandiosamente romana dell’arte architettonica. Certo già altri prima del Meomartini si erano occupati con competenza ed amore di questo insigne monumento; nel secolo XVI il bolognese Sebastiano Serlio, uno dei restauratori dell’architettura greco-romana, il quale ne analizzò i dettagli da un punto di vista meramente scientifico, per cavarne le leggi di proporzione tra le parti; e a principio del secol nostro Mons. Giovanni Camillo Rossi, il quale con gran copia di raffronti e di citazioni si sforzò di chiarire i soggetti di tutti i quadri scultorii che l’adornano. Però nè l’uno nè l’altro l’aveano studiato in rapporto coll’epoca a cui appartiene e colla fase di sviluppo artistico che rappresenta; ed è merito insigne del lavoro del Meomartini questo appunto, di avere insieme