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34 arco traiano

tutte le otto colonne aggettano di un modulo sulle due facce principali, quelle d’angolo sporgono appena di mezzo modulo dalle facce laterali. Questo partito, dissi, serve a rendere più solidi i quattro cantoni.

Un’altra osservazione è a fare, ed è, che l’Architetto non ha dato più di un modulo di aggetto alle colonne per non togliere vista ai bassorilievi che sono incastonati negl’intercolunnii laterali. Così ha praticato anche per le quattro alette nell’interno del fornice.

Dissi che il sottozoccolo rappresentato al disotto dello stilobate nelle incisioni di Nolli e da questi asserito esser ricoperto dall’ineguaglianza del selciato, non esiste; e che la sostruzione di grossi blocchi di pietra calcarea, attesa la larga a disuguale risega, devesi ritenere piuttosto come una platea di fondazione.

Lo zoccolo, come il dado e la cimasa dello stilobate (Tav. I, II, III, IV e V) ricorrono per diritto sul fronte e sui fianchi; sono interrotti soltanto all’incontro delle alette del fornice, dove ricorre, con doppia profilatura sotto di queste il solo zoccolo e la cornice di base, mentre il dado e la cimasa si arrestano alle alette medesime.

Tra le alette di ciascun pilastro nell’interno del fornice, per quanta è l’altezza della cimasa sudetta e della base delle colonne, (nella Tav. III, ricavata dalle incisioni del Nolli è segnato erroneamente) ricorre un fascione liscio in aggetto, che nella Tav. I si distingue chiaro nell’interno della luce, al di sotto del quadro. Non v’ha chi non vede che così le alette sono risultate assai più svelte. Queste nell’arco di Tito, all’interno del fornice, non scendono, ma si arrestano sul fascione, che ricorre sino ai loro spigoli esterni. E per conseguenza lo zoccolo ricorre diritto nell’interno del fornice stesso. A me sembra che il nostro Arco abbia in ciò un vantaggio su quello di Tito, in quanto che il partito dell’aletta risaltata, nascente dallo zoccolo nell’interno dell’arcata, gli ha conferito maggiore sveltezza e leggiadria.

Selvatico1 non approva nell’Arco di Tito l’alto stilobate,

  1. Op. cit. pag. 163 della parte prima.