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nere che nel timpano di cui ci stiamo occupando sia espresso piuttosto il primo dei due fiumi, giacchè il nostro monumento si riferisce alle azioni di Traiano nella Dacia, oltre a quelle nella Germania.

Ai suoi piedi si vede il quarto putto a raffigurare l’inverno, espresso dalle vesti che lo ricoprono interamente, meno che il volto. Nella sinistra mano porta un animale volatile, a significare che nel verno il pollame e la cacciagione abbondano.

Belle del pari che le vittorie son questi due simulacri di fiumi e nell’insieme e nei particolari, fra cui è degno questo, che mentre la figura virile appoggia il viso alla palma della mano, quella muliebre, con mossa più delicata, adatta al sesso, appoggia appena il fronte mollemente alle medie dita.

Serraglie dell’arcata — Fu accennato che queste son due, a metà dei due archivolti del fornice, l’una dalla faccia interna e l’altra da quella esterna, e ne fu data una descrizione per quanto riguarda la parte architettonica. Fu detto che sulla foglia d’acanto che sorge di sotto la mensola in ambedue poggia una figura muliebre in piedi. Rossi1 opina che la prima rappresenti la Fortuna Reduce, desumendolo da una moneta in gran bronzo da lui posseduta, nel cui rovescio vi è una simile figura con la scritta Fortunae Reduci; e la seconda rappresenti la Fede dell’Augusta consorte di Traiano, Plotina, che ne divise le gioie e i dolori, in pace e in guerra, avendosi da una medaglia di lei nel diritto la scritta Plutina Aug. Imp. Traiani, e nel rovescio l’altra Fides Aug. Sono due belle e dotte interpretazioni dell’eruditissimo autore, che, se anche non vere, meritano tutta la maggiore considerazione.

Isernia2 mette fuori pure che rappresentino la città di Roma e l’Eternità.

Sul serio non si può impegnare una discussione sul riguardo, imperocchè, sventuratamente, sono entrambe le figure mutilate della testa e delle braccia, per cui lor mancano gli attributi che ne dovevano attestare il carattere e il soggetto.

  1. Op. cit. vol. I. pag. XXXIV.
  2. Op. cit. vol. I. pag. 368.