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uomini, che ne han portato via buona parte del destro lato della testa, pur, da quanto ne avanza, apparisce essere una figura muliebre.

Rossi1 vola in astrazioni poetiche per riguardo a questa figura, che nientedimeno battezza con gran disinvoltura per una matrona, anzi addirittura per Plotina, l’augusta consorte di Traiano, e (quel che più monta) sotto le sembianze di Cibele! Ora egli non avrebbe sì male applicata tanta copia di erudizione in questo punto, se avesse posto mente che la sudetta figura non ha la stola, ma la toga, nè più e nè meno come quella del precedente personaggio descritto; che l’asta centumvirale è portata da lei, non dal vicino personaggio a sinistra, in bassorilievo, che egli battezza per un littore. Vedo sempre più riconfermato il mio criterio che lo studio dei monumenti va fatto sopra i monumenti, non sulle false incisioni. Rossi non sarebbe caduto in sì grossolani errori (e non son pochi), se avesse scritto tenendo dinanzi il nostro Arco.

Io, invece, pur facendo tesoro di tutta l’erudizione di lui2, opino che questa figura personifichi l’amministrazione della giustizia civile, come diciamo noi, tale divisandola la toga, la corona turrita sul capo e l’asta centumvirale, che era proprio dei giudizii dei centumviri3.

La terza figura del maggior rilievo, sul margine interno del quadro, ha nudi tutto il petto e il braccio destro; porta sull’omero sinistro una veste che in abbondanti pieghe gli scende sull’avambraccio sinistro, donde ne pendono varii avvolgimenti, e, di più, gli circonda il rimanente del corpo dalle anche in giù, sin sopra i ricchi coturni, ornati sul lembo esterno superiore di teste di leone e nel rimanente di fiorami. Ha copiosa chioma cinta di un serto di alloro. Il suo volto poco o nulla più si ravvisa. Con la mano sinistra regge una cornucopia riccamente ornata, con entro varie frutta e spighe. Manca della mano destra, ma appare rivolgersi alla figura di mezzo.

  1. Op. cit. Cap. XXXI, num. 1026.
  2. Op. cit. numeri 1021 e 1022.
  3. Aula, op. cit. parte Ia pag. 173, nota 64.