Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/132

Da Wikisource.
126 ii - siroe


SCENA VI

Cosroe e Medarse.

Medarse. Non è piccola sorte
che uno stranier cosí fedel ti sia.
Ma non basta, o mio re; maggior riparo
chiede il nostro destin.
Cosroe.  Sarai nel giro
di questo di tu mio compagno al soglio:
e opporsi a due regnanti
non potrá facilmente un folle orgoglio.
Medarse. Anzi il tuo amor l’irrita. Ha giá sedotta
del popolo fedel Siroe gran parte.
Si parla e si minaccia. Ah! se non svelli
dalla radice sua la pianta infesta,
sempre per noi germoglierá funesta.
Atroce, ma sicuro,
il rimedio sará. Reciso il capo,
perde tutto il vigore
l’audacia popolare.
Cosroe.  Ah! non ho core.
Medarse. Anch’io gelo in pensarlo. Altro non resta
dunque per tua salvezza
che appagar Siroe e sollevarlo al trono.
Volentier gli abbandono
la contesa corona. Andrò lontano
per placar l’ira sua. Se questo è poco,
sazialo del mio sangue, aprimi il seno.
Sarò felice appieno,
se può la mia ferita
render la pace a chi mi die’ la vita.
Cosroe. Sento per tenerezza
il ciglio inumidir. Caro Medarse,