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136 ii - siroe

SCENA XIV

Emira e Laodice.

Emira. (A costei che dirò?)
Laodice.  Da’ labbri tuoi
ora dipende, Idaspe,
il riposo d’un regno e il mio contento.
Emira. Di Siroe, a quel ch’io sento,
senza noia Laodice
le nozze accetteria.
Laodice.  Sarei felice.
Emira. Dunque l’ami?
Laodice.  L’adoro.
Emira. E speri la sua mano?...
Laodice. Stringer per opra tua.
Emira.  Lo speri invano.
Laodice. Perché?
Emira.  Posso svelarti un mio segreto?
Laodice. Parla.
Emira.  Del tuo sembiante,
perdonami l’ardire, io vivo amante.
Laodice. Di me!
Emira.  Sí. Chi mai puote
mirar, senz’avvampar, quell’aureo crine,
quelle vermiglie gote,
le labbra coralline,
il bianco sen, le belle
due rilucenti stelle? Ah! se non credi
qual fuoco ho in petto accolto,
guarda, e vedrai che mi rosseggia in volto.
Laodice. E tacesti?...
Emira.  Il rispetto
muto finor mi rese.