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146 ii - siroe

SCENA V

Cosroe ed Arasse.

Cosroe. Ove son? Che m’avvenne? E vivo ancora?
Arasse. Consòlati, signor. Pensa per ora
a conservarti il vacillante impero;
pensa alla pace tua.
Cosroe.  Pace non spero.
Ho nemici i vassalli,
ho la sorte nemica; il cielo istesso
astri non ha per me che sian felici;
ed io sono il peggior de’ miei nemici.
               Gelido in ogni vena
          scorrer mi sento il sangue;
          l’ombra del figlio esangue
          m’ingombra di terror.
               E per maggior mia pena
          veggio che fui crudele
          a un’anima fedele,
          a un innocente cor. (parte)

SCENA VI

Arasse, poi Emira con guardie e senza spada.

Arasse. Ritorni il prigioniero. I miei disegni
secondino le stelle. Olá! partite, (al comando d’Arasse
le guardie conducono fuori Emira, indi partono)
Emira. Che vuoi, d’un empio re piú reo ministro?
Forse svenarmi?
Arasse.  No; vivi e ti serba,
illustre principessa, al tuo gran sposo.
Siroe respira ancor.
Emira.  Come!