Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/228

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222 iii - catone in utica


Marzia. Che fia!
Cesare.  Non paventar.
Emilia.  Troppo il tumulto,
signor, si avanza.
 (a Catone, sentendo crescere il rumore)
Marzia.  Ai replicati colpi
crollano i sassi.
Catone.  Insidia è questa. Ah! prima
ch’altro ne avvenga, all’onor mio si miri.
L’empia non uccidete;
disarmate il tiranno; io vi precedo. (alla gente)

SCENA IX

Fulvio, con gente armata, che, gettati a terra i ripari, entra, e detti.

Fulvio. Venite, amici.
Marzia ed Emilia.  Oh ciel!
Catone.  Numi, che vedo!
Fulvio. Cesare, all’armi nostre
Utica aprí le porte: or puoi sicuro
goder della vittoria.
Catone.  Ah, siam traditi!
Cesare. Corri, amico, e raffrena (a Fulvio)
la militar licenza: io vincer voglio,
non trionfare.
Emilia.  Inutil ferro! (getta la spada)
Marzia.  Oh dèi!
Fulvio. Parte di voi rimanga (a’ suoi soldati)
di Cesare in difesa. Emilia, addio.
Emilia. Va’, indegno!
Fulvio.  A Roma io servo e al dover mio.
 (parte. Restano alcune guardie con Cesare)
Cesare. Catone, io vincitor...
Catone.  Taci. Se chiedi