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ATTO PRIMO

SCENA I

Parte del fòro romano con trono imperiale da un lato. Vista di Roma illuminata in tempo di notte, con archi trionfali ed altri apparati festivi, apprestati per celebrare le feste decennali e per onorare il ritorno d’Ezio. vincitore d’Attila.

Valentiniano, Massimo, Varo,
con pretoriani e popolo.

Massimo. Signor, mai con piú fasto
la prole di Quirino
non celebrò d’ogni secondo lustro
l’ultimo dí. Di tante faci il lume,
l’applauso popolar turba alla notte
l’ombre e i silenzi; e Roma
al secolo vetusto
piú non invidia il suo felice Augusto.
Valentiniano.  Godo ascoltando i voti
che a mio favor sino alle stelle invia
il popolo fedel; le pompe ammiro;
attendo il vincitor: tutte cagioni
di gioia a me. Ma la piú grande è quella,
ch’io possa offrir con la mia destra in dono
ricco di palme alla tua figlia il trono.
Massimo. Dall’umiltá del padre
apprese Fulvia a non bramare il soglio,
e a non sdegnarlo apprese
dall’istessa umiltá. Cesare imponga:
la figlia eseguirá.