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Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/314

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308 iv - ezio


Onoria. (ad Ezio) Duce, qual nume
ebbe cura di te?
Ezio. Di Varo amico
il zelo e fa pietá.
Valentiniano. Come?
Varo. Eseguita
finsi di lui la morte: io t’ingannai;
ma in Ezio il tuo liberator serbai.
Fulvia. Provvida infedeltá!
Ezio. Permette il cielo
che tu debba i tuoi giorni,
Cesare, a questa mano,
che credesti infedel. Vivi: io non curo
maggior trionfo; e, se ti resta ancora
per me qualche dubbiezza in mente accolta,
eccomi prigioniero un’altra volta.
Valentiniano. Anima grande, eguale
solamente a te stessa! In questo seno
della mia tenerezza,
del pentimento mio ricevi un pegno:
eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
d’Attila si prepari: io so che lieta
la tua man generosa a Fulvia cede.
Onoria. È poco il sacrifizio a tanta fede.
Ezio. Oh contento!
Fulvia. Oh piacer!
Ezio. Concedi, Augusto,
la salvezza di Varo,
di Massimo la vita ai nostri prieghi.
Valentiniano. A tanto intercessor nulla si nieghi.
          Coro. Della vita nel dubbio cammino
     si smarrisce l’umano pensier.
          L’innocenza è quell’astro divino,
     che rischiara fra l’ombre il sentier.