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atto secondo | 339 |
SCENA VIII
Timagene e detti.
Timagene. Le greche schiere,
signor, vieni a sedar. Chiede ciascuno
di Cleofide il sangue: ognun la crede
rea dell’insidia.
Poro. Ella è innocente: ignota
le fu la trama. Il primo autor son io:
tutto l’onor del gran disegno è mio.
Cleofide. (Aimè!)
Alessandro. Barbaro, e credi
pregio l’infedeltá?
Cleofide. Signor, s’io mai...
Alessandro. Abbastanza palese
per l’insulto d’Asbite
è l’innocenza tua. Per me, regina,
sará nota alle schiere. Io passo al campo:
intanto, o Timagene,
tu di congiunte navi
altro ponte rinnova; occupa i siti
della cittá piú forti. Entro la reggia
sia da qualunque insulto
Cleofide difesa; e questo altero
custodito rimanga e prigioniero. (parte)
SCENA IX
Cleofide, Poro e Timagene con guardie.
Timagene. Macedoni, alla reggia
Cleofide si scorga; e intanto Asbite
meco rimanga.