Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/365

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atto terzo 359

pietá di noi! Fuggi, mio re: conserva
a’ tuoi popoli il padre, ad Erissena
del cor la miglior parte,
all’India il difensor, tutto a Gandarte.
Poro. Indarno...
Gandarte.  Aimè! del tempio
si scuotono le porte. Odi il tumulto
della turba festiva. Ah, fuggi! Il core
per te mi trema in seno:
fuggi.
Poro.  Non l’otterrai. (risoluto)
Gandarte.  Célati almeno.
Poro. A render certo il colpo,
util saria; ma dove?
Gandarte.  Offron que’ marmi
a te comodo asilo
fra la porpora e l’òr che li circonda.
Vieni, e sicuro sei.
Poro. Reggete questa man, vindici dèi!
  (snuda la spada, e va a nascondersi con Gandarte)

SCENA ULTIMA

Preceduti dal coro de’ baccanti, ch’entrano cantando e danzando nel tempio, e seguiti da guardie, popolo e sacerdoti con faci accese alla mano, s’avanzano Cleofide alla destra del rogo, Alessandro, Erissena e Timagene alla sinistra; e detti celati.

               Coro. Dagli astri discendi,
          o nume giocondo,
          ristoro del mondo,
          compagno d’Amor.
               D’un popolo intendi
          le supplici note,
          accese le gote
          di sacro rossor.