Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/385

Da Wikisource.

varianti 379


     Avrei forse il crine incolto,
     fiero il ciglio e rozzo il volto,
     ma saprei farmi temere,
     non sapendo innamorar. (parte)

SCENA VI

Poro esce dalla parte sinistra della scena senza spada, seguito da Cleofide.

Cleofide. Mio ben. (trattenendolo)
Poro.  Lasciami. (si stacca da Cleofide)
Cleofide.  Oh Dio!
Sentimi: dove fuggi?
Poro.  Io fuggo, ingrata,
l’aspetto di mia sorte. Io fuggo l’ire
dell’inferno e del ciel, congiunti insieme
contro un monarca oppresso.
Da te fuggo, infedele, e da me stesso.
Cleofide. Lascia almen ch’io ti siegua.
Poro.  Io mi vedrei
sempre d’intorno il mio maggior tormento.
Cleofide. Dunque m’uccidi.
Poro.  A’ fortunati Elisi
tu giungeresti a disturbar la pace.
Io non invidio tanto
il riposo agli estinti.
Cleofide.  Ah! per quei primi
fortunati momenti in cui ti piacqui,
per l’infelice e vero,
non creduto amor mio, dolce mia vita,
non lasciarmi cosí.
Poro.  Ti lascio alfine
coll’amato Alessandro.
Cleofide.  E ancor non vedi,
che, per punir l’eccesso
della tua gelosia, finsi incostanza?
Poro. Ti conosco abbastanza.
Cleofide. (s’inginocchia)   Ecco a’ tuoi piedi