Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/407

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varianti 401


Alessandro. Con troppo orgoglio, o Poro,
parli con me. Sai che non v’è piú scampo,
che sei mio prigionier?
Poro.  Lo so.
Alessandro.  Rammenti
con quanti tradimenti
tentasti la mia morte?
Poro.  A far l’istesso
io tornerei, vivendo.
Alessandro.  E la tua pena?
Poro. E la mia pena attendo.
Alessandro. E ben, sceglila. Io voglio
che prescriva tu stesso a te le leggi.
Pensa alle offese, e la tua sorte eleggi.
Poro. Sia qual tu vuoi, ma sia
sempre degna d’un re la sorte mia.
Alessandro. E tal sará. Chi seppe
serbar l’animo regio in mezzo a tante
ingiurie del destin, degno è del trono:
e regni e sposa e libertá ti dono.
Cleofide. Oh magnanimo!
Gandarte.  Oh grande!
Poro.  E ancor non sei
sazio di trionfar? Giá mi togliesti
dell’armi il primo onore:
basti alla gloria tua; lasciami il core.
Sugli affetti, sull’alme
il tuo poter si stende? Adesso intendo
quel decreto immortal, che ti destina
all’impero del mondo.
Cleofide.  E qual mercede
sará degna di te?
Alessandro.  La vostra fede.
Poro. Vieni, vieni, o germana, (vedendo Erissena)
al nostro vincitore. Ah! tu non sai,
quai doni, qual pietá...
Erissena.  Tutto ascoltai...
Poro. Soffri, o signor, ch’io del fedel Gandarte
colla man d’Erissena
premii il valor.