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atto primo 117

Mandane.  Eh! che mi sono
gli odii tuoi contro Serse assai palesi.
Arbace. Ma non intendi...
Mandane.  Intesi
le tue minacce.
Arbace.  E pur t’inganni.
Mandane.  Allora,
perfido! m’ingannai,
che fedel mi sembrasti e ch’io t’amai.
Arbace. Dunque adesso...
Mandane.  T’abborro.
Arbace. E sei...
Mandane.  La tua nemica.
Arbace. E vuoi...
Mandane.  La morte tua.
Arbace.  Quel primo affetto...
Mandane. Tutto è cangiato in sdegno.
Arbace. E non mi credi?
Mandane.  E non ti credo, indegno.
               Dimmi che un empio sei,
          c’hai di macigno il core,
          perfido traditore!
          e allor ti crederò.
               (Vorrei di lui scordarmi
          odiarlo, oh Dio! vorrei;
          ma sento che sdegnarmi
          quanto dovrei non so.)
               Dimmi che un empio sei,
          e allor ti crederò.
          (Odiarlo, oh Dio! vorrei;
          ma odiarlo, oh Dio! non so.) (parte)