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atto primo | 175 |
l’avversa sorte. Acquisterai, se vuoi,
piú di quel che perdesti; e forse io stessa
la pietá che mi chiedi
mendicherò da te.
Emirena. La mia catena...
Sabina. Non piú: lasciami sola.
Emirena. (Oh dèi, che pena!)
Prigioniera abbandonata
pietá merto e non rigore:
ah! fai torto al tuo bel core,
disprezzandomi cosí.
Non fidarti della sorte:
presso al trono anch’io son nata,
e ancor tu fra le ritorte
sospirar potresti un dí. (parte)
SCENA X
Sabina ed Aquilio.
Sabina. Il caso mio
non fa pietade, Aquilio?
Aquilio. È grande invero
l’ingiustizia d’Augusto. Ei non prevede
come puoi vendicarti. A te non manca
né beltá, né virtú. Qual freddo core
non arderá per te? Sugli occhi suoi
dovresti...
Sabina. Che dovrei? (con serietá e sdegno)
Aquilio. Seguitarlo ad amar, mostrar costanza,
e farlo vergognar d’esserti infido.
(Si turba il mar: facciam ritorno al lido.) (parte)