Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. II, 1913 – BEIC 1884499.pdf/30

Da Wikisource.
24 vi - semiramide
Sibari.   Senti. (Ah! conviene

tutto scoprir.) Poss’io di te fidarmi?
Ircano. Parla.
Sibari.   Per odio antico
Scitalce è mio nemico; ed io... ma taci,
preparai la sua morte.
Ircano.   E come?
Sibari.   È certo
che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
dovrá, com’è costume,
il primo nappo offrir: per opra mia
questo sará d’atro veleno infetto.
Ircano. Mi piace. E se m’inganni?
Sibari. (gli mostra un picciol vaso) Ecco il veleno:
se nol porgo al rival, passami il seno.
Ircano. Saggio pensiero. Io tel confesso, amico,
te ne invidio l’onore.
Sibari.   Il re s’appressa:
t’accheta.


SCENA II

Semiramide, Tamiri, Mirteo, Scitalce, seguiti da paggi e cavalieri, e detti.

Semiramide.   Ecco, o Tamiri,

dove gli altrui sospiri
attendono da te premio e mercede.
(Io tremo e fingo.)
Tamiri.   Ogni misura eccede
la real pompa.
Mirteo.   E nella reggia assira
non s’introdusse mai
con piú fasto il piacere.
Semiramide. (a Scitalce) Al nuovo sposo