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329 | atto primo |
venga a mirar. (nel partire, si ferma vicino alla scena e guarda con meraviglia Issipile)
Issipile. Perché mi guardi e taci?
Giasone. Ti vo cercando in volto
di crudeltade un segno,
ma ritrovar nol so.
Tanto nel cor sepolto
un contumace sdegno
dissimular si può! (parte)
SCENA XIV
Issipile ed Eurinome.
Eurinome. Non sospirar, ché perdi
tutto il merto dell’opra; e fanno oltraggio
quei segni di rimorso al tuo coraggio. (parte)
Issipile. Dal cor dell’idol mio
un error, che m’offende,
si corra a dileguar. No. Prima il padre
dal periglio si tolga, e poi... Ma intanto
m’abbandona Giasone. Ah! quel di figlia
è il piú sacro dover. Si pensi a questo,
e si lasci agli dèi cura del resto.
Crudo amore, oh Dio! ti sento:
dolci affetti lusinghieri,
voi parlate al mesto cor.
Deh! tacete. In tal momento
non divido i miei pensieri
fra l’amante e ’l genitor. (parte)