Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/181

Da Wikisource.

atto secondo 175


Tito. E ben?

Annio.   L’ebbi... non so...
Tito.   L’empio è confuso.
Sesto. (Oh amicizia!)
Vitellia.   (Oh timor!)
Tito.   Dove si trova
principe, o Sesto amato,
di me piú sventurato? Ogni altro acquista
amici almen co’ benefici suoi:
io co’ miei benefici
altro non fo che procurar nemici.
Annio. (Come scolparmi?)
Sesto.   (Ah! non rimanga oppressa
l’innocenza per me. Vitellia, ormai
tutto è forza ch’io dica.)
  (piano a Vitellia, incamminandosi a Tito)
Vitellia. (piano a Sesto)  (Ah, no! che fai?
Deh! pensa al mio periglio.)
Sesto. (Che angustia è questa!)
Annio.   (Eterni dèi, consiglio!)
Tito. Servilia, e un tale amante
val sí gran prezzo?
Servilia.   Io dell’affetto antico
ho rimorso, ho rossor.
Sesto.   (Povero amico!)
Tito. Ma dimmi, anima ingrata: il sol pensiero (ad Annio)
di tanta infedeltá non è bastato
a farti inorridir?
Sesto.   (Son io l’ingrato.)
Tito. Come ti nacque in seno
furor cotanto ingiusto?
Sesto. (Piú resister non posso.) Eccomi, Augusto,
a’ piedi tuoi. (s’inginocchia)
Vitellia.   (Misera me!)
Sesto.   La colpa.
ond’Annio è reo...