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178 xiii - la clemenza di tito


SCENA XIV

Sesto e Vitellia.

Sesto. Posso alfine, o crudele...

Vitellia. Oh Dio! l’ore in querele
non perdiamo cosí. Fuggi e conserva
la tua vita e la mia.
Sesto.   Ch’io fugga e lasci
un amico innocente...
Vitellia.   Io dell’amico
la cura prenderò.
Sesto.   No, fin ch’io vegga
Annio in periglio...
Vitellia.   A tutti i numi il giuro,
io lo difenderò.
Sesto.   Ma che ti giova
la fuga mia?
Vitellia.   Con la tua fuga è salva
la tua vita, il mio onor. Tu sei perduto,
se alcun ti scopre, e, se scoperto sei,
pubblico è il mio segreto.
Sesto.   In questo seno
sepolto resterá. Nessuno il seppe:
tacendolo morrò.
Vitellia.   Mi fiderei,
se minor tenerezza
per Tito in te vedessi. Il suo rigore
non temo giá; la sua clemenza io temo:
questa ti vincerebbe. Ah! per que’ primi
momenti in cui ti piacqui, ah! per le care
dolci speranze tue, fuggi, assicura
il mio timido cor. Tanto facesti:
l’opra compisci. Il piú gran dono è questo