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204 xiv - achille in sciro


a raffrenar le impazienze d’Achille; il quale, non sapendo reprimere gl’impeti feroci dell’indole sua bellicosa, sdegnava, come ceppi insoffribili, i molli femminili ornamenti, e, al balenar d’una spada, al risonar di una tromba o al solo udirne parlare, giá tutto fuor di se stesso, minacciava di palesarsi; e l’avrebbe anche fatto, se l’attenta Deidamia, timorosa di perderlo, non avesse proccurato di temperarlo. Or, mentre questa cura costava a lei tanta pena, seppesi nell’armata de’ greci dove e in quale abito Achille si nascondeva, o dubitossene almeno. Si concluse perciò fra questi d’inviare a Licomede un accorto ambasciadore, il quale, col pretesto di chiedere a nome loro e navi e guerrieri per l’assedio troiano, proccurasse accertarsi se colá fosse Achille, e seco per qualunque mezzo il conducesse. Fu destinato Ulisse, come il piú destro d’ogni altro, ad eseguir sí gelosa commissione. Andovvi egli, ed approdò sulle marine di Sciro in un giorno appunto, in cui colá celebravansi le solenni feste di Bacco. La sorte gli offerse al primo arrivo indizi bastanti onde incamminare le sue ricerche: se ne prevalse. Sospettò che in Pirra si nascondesse Achille; inventò prove per assicurarsene; fece nascere l’occasione di parlar seco, ad onta della gelosa custodia di Nearco e Deidamia; e, ponendo allora in uso tutta la sua artifiziosa eloquenza, lo persuase a partirsi. Ne fu avvertita la principessa e corse ad impedirlo; onde ritrovossi Achille in crudelissime angustie fra Deidamia ed Ulisse. Adoprava uno i piú acuti stimoli di gloria per trarlo seco; impiegava l’altra le piú efficaci tenerezze d’amore per trattenerlo: ed egli, assalito in un tempo medesimo da due cosí violente passioni, ondeggiava irresoluto nel tormentoso contrasto. Ma il saggio re lo compose. Egli, di tutto, fra questi tumulti, informato, consente il richiesto eroe alle istanze d’Ulisse; concede la real principessa alle dimande d’Achille, e, prescrivendo a lui con qual prudente vicenda debbano secondarsi fra loro le tenere cure e le guerriere fatiche, mette d’accordo nell’animo suo combattuto e la gloria e l’amore.

Incontrasi questo fatto presso che in tutti gli antichi e moderni poeti; ma, essendo essi tanto discordi fra loro nelle circostanze, noi, senz’attenerci piú all’uno che all’altro, abbiam tolto da ciascheduno ciò che meglio alla condotta della nostra favola è convenuto.