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240 xiv - achille in sciro


del magnanimo cor? Son di te degni:

secondali, signor. Lo so, lo veggo,
raffrenar non ti puoi. Vieni: io ti guido
alle palme, a’ trofei. La Grecia armata
non aspetta che te. L’Asia nemica
non trema che al tuo nome. Andiam!
Achille. (risoluto) Sí, vengo.
Guidami dove vuoi... Ma... (si ferma)
Ulisse.   Che t’arresta?
Achille. E Deidamia?
Ulisse.   E Deidamia un giorno
ritornar ti vedrá cinto d’allori
e piú degno d’amore.
Achille.   E intanto...
Ulisse.   E intanto,
che d’incendio di guerra
tutta avvampa la terra, a tutti ascoso,
qui languir tu vorresti in vil riposo?
Diria l’etá futura;
— Di Dardano le mura
Diomede espugnò; d’Ettore ottenne
le spoglie Idomeneo; di Priamo il trono
miser tutto in faville
Stenelo, Aiace... E che faceva Achille?
Achille, in gonna avvolto,
traea, misto e sepolto
fra le ancelle di Sciro, i giorni sui,
dormendo al suon delle fatiche altrui. —
Ah! non sia ver. Dèstati alfine; emenda
il grave error: piú non soffrir che alcuno
ti miri in queste spoglie. Ah, se vedessi
quale oggetto di riso
con que’ fregi è un guerriero! In questo scudo
lo puoi veder. Guardati, Achille. (gli leva lo scudo)
  Dimmi:
ti riconosci? (presentandogli lo scudo)