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326 xv - ciro riconosciuto


Ciro.   Ferma! Il vedrai

pria d’ognun, tel prometto.
Arpalice.   E Ciro...
Ciro.   Ah, ingrata!
tu non pensi che a Ciro: il tuo pastore
giá del tutto obbliasti. E pur sperai...
Arpalice. Non tormentarmi, Alceo. Se tu sapessi
come sta questo cor...
Ciro.   Siegui.
Arpalice.   Né vuoi
lasciarmi in pace?
Ciro.   Ah! tu non m’ami.
Arpalice.   Almeno
veggo che non dovrei: ma...
Ciro.   Che?
Arpalice.   Ma parmi
debil ritegno il naturale orgoglio.
Parlar di te non voglio, e fra le labbra
ho sempre il nome tuo; vuo’ dal pensiero
cancellar quel sembiante, e in ogni oggetto
col pensier lo dipingo. Agghiaccio in seno,
se in periglio ti miro; avvampo in volto,
se nominar ti sento. Ove non sei,
tutto m’annoia e mi rincresce; e tutto
quel, che un tempo bramavo, or piú non bramo.
Dimmi: tu che ne credi? amo o non amo?
Ciro. Sí, mio ben; sí, mia speme...

SCENA XII

Mitridate con guardie, e detti.

Mitridate.   Al tempio! al tempio!

mio principe, mio re. Questi guerrieri
Arpago invia per tua custodia. Ah! vieni
a consolar le impazienze altrui.