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atto primo 133


SCENA IV

Publio e dette.

Publio.   Germana...

Son fuor di me... Regolo è in Roma.
Attilia.   Oh Dio!
Che assalto di piacer! Guidami a lui.
Dov’è? Corriam...
Publio.   Non è ancor tempo. Insieme
con l’orator nemico attende adesso
che l’ammetta il senato.
Attilia.   Ove il vedesti?
Publio. Sai che, questor, degg’io
gli stranieri oratori
d’ospizio provveder. Sento che giunge
l’orator di Cartago; ad incontrarlo
m’affretto al porto: un africano io credo
vedermi in faccia, e il genitor mi vedo.
Attilia. Che disse? che dicesti?
Publio.   Ei su la ripa
era giá quand’io giunsi, e il Campidoglio,
ch’indi in parte si scopre,
stava fisso a mirar. Nel ravvisarlo,
corsi gridando: — Ah, caro padre! — e volli
la sua destra baciar. M’udí, si volse,
ritrasse il piede, e in quel sembiante austero,
con cui giá fe’ tremar l’Africa doma:
— Non son padri — mi disse — i servi in Roma. —
Io replicar volea; ma se raccolto
fosse il senato, e dove,
chiedendo m’interruppe. Udillo, e senza
parlar lá volse i passi. Ad avvertirne