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152 xviii - attilio regolo


Regolo.   Chi?

Licinio.   Attilia. In Roma
figlia non v’è d’un genitor piú amante.
Come parlò! che disse!
quanti affetti destò! Come compose
il dolor col decoro! in quanti modi
rimproveri mischiò, preghiere e lodi!
Regolo. E i padri?
Licinio.   E chi resiste
agli assalti d’Attilia? Eccola: osserva
come ride in quel volto
la novella speranza.

SCENA IV

Attilia e detti.

Attilia.   Amato padre,

pure una volta...
Regolo. (serio e torbido)  E ardisci
ancor venirmi innanzi? Ah! non contai
te fin ad or fra’ miei nemici.
Attilia.   Io, padre,
io tua nemica!
Regolo. (come sopra)  E tal non è chi folle
s’oppone a’ miei consigli?
Attilia.   Ah! di giovarti
dunque il desio d’inimicizia è prova?
Regolo. Che sai tu quel che nuoce o quel che giova?
  (con isdegno)
Delle pubbliche cure
chi a parte ti chiamò? Della mia sorte
chi ti fe’ protettrice? Onde...
Licinio.   Ah! signore,
troppo...