Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/162

Da Wikisource.
156 xviii - attilio regolo


alla morte il terror; dilata i regni;

le cittá custodisce; alletta, aduna
seguaci alla virtú; cangia in soavi
i feroci costumi,
e rende l’uomo imitator de’ numi.
Per questa... Aimè! Publio ritorna, e parmi
che timido s’avanzi. E ben, che rechi?
Ha deciso il senato?
qual è la sorte mia?

SCENA VIII

Publio e detto.

Publio.   Signor... (Che pena

per un figlio è mai questa!)
Regolo.   E taci?
Publio.   Oh dèi!
Esser muto vorrei.
Regolo.   Parla.
Publio.   Ogni offerta
il senato ricusa.
Regolo.   Ah! dunque ha vinto
il fortunato alfin genio romano.
Grazie agli dèi! non ho vissuto invano.
Amilcare si cerchi. Altro non resta
che far su queste arene.
La grand’opra compii: partir conviene.
Publio. Padre infelice!
Regolo.   Ed infelice appelli
chi poté, fin che visse,
alla patria giovar?
Publio.   La patria adoro:
piango i tuoi lacci.
Regolo.   È servitú la vita: