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158 xviii - attilio regolo


SCENA IX

Publio, poi Attilia e Barce, indi Licinio ed Amilcare,
l’uno dopo l’altro e da diverse parti.

Publio. Ah! sí, Publio, coraggio: il passo è forte;

ma vincerti convien. Lo chiede il sangue,
che hai nelle vene; il grand’esempio il chiede,
che sugli occhi ti sta. Cedesti a’ primi
impeti di natura; or meglio eleggi:
il padre imita, e l’error tuo correggi.
Attilia. Ed è vero, o german? (con spavento)
Barce. (come sopra)  Publio, ed è vero?
Publio. Sí: decise il senato;
Regolo partirá.
Attilia.   Come!
Barce.   Che dici!
Attilia. Dunque ognun mi tradi?
Barce.   Dunque...
Publio.   Or non giova...
Barce. Amilcare, pietá. (vedendolo da lontano)
Attilia. (come sopra)  Licinio, aiuto.
Amilcare. Piú speranza non v’è. (a Barce)
Licinio. (ad Attilia)  Tutto è perduto.
Attilia. Dov’è Regolo? Io voglio
almen seco partir.
Publio.   Ferma: l’eccesso
del tuo dolor l’offenderebbe.
Attilia.   E speri
impedirmi cosí?
Publio.   Spero che Attilia
torni alfine in se stessa, e si rammenti
che a lei non è permesso...