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282 xx - ipermestra


LICENZA

Or, deposto il coturno, i vostri alfine

fortunati imenei,
eccelsi sposi, io celebrar dovrei:
ma vanta il nodo augusto
áuspici sí gran numi, unisce insieme
virtú sí pellegrine, avviva in noi
tante speranze e tanti voti appaga,
che la voce sospesa
gela sul labbro al cominciar l’impresa.
Ma nel silenzio ancora
v’è chi parla per me. Vedete intorno
come su’ volti in cento guise e cento
è atteggiato il contento,
il rispetto, l’amor. Quei muti sguardi
rivolti al ciel, quell’umide pupille
in cui ride il piacer, quelli d’affetto
insoliti trasporti, onde a vicenda
stringe l’un l’altro al sen, teneri eccessi
son del giubilo altrui, son lieti augúri,
son lodi vostre. A quel silenzio io cedo
l’onor dell’opra. Un tal silenzio esprime
tutti i moti del cor limpidi e vivi;
e facondia non v’è che a tanto arrivi.
Coro.   Per voi s’avvezzi Amore,
     eccelsa coppia altèra,
     coi mirti di Citera
     gli allori ad intrecciar.
          Ed il fecondo ardore
     di fiamme cosí belle
     faccia di nuove stelle
     quest’aria scintillar.