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304 xxi - il re pastore


Aminta. Che fai? Sorgi. (lo solleva) Ah! se m’ami,

parlami ognor cosí. Mi par sí bella,
che di sé m’innamora,
la veritá, quando mi sferza ancora.
Agenore. Ah! te destina il fato
veramente a regnar.
Aminta.   Ma dimmi, amico:
non deggio amar chi m’ama? È poco Elisa
degna d’amore? Ho da lasciar, regnante,
chi mi scelse pastore? I suoi timori,
le smanie sue non dénno
farmi pietá? Chi condannar potrebbe
fra gli uomini, fra i numi, in terra, in cielo
la tenerezza mia?
Agenore.   Nessuno: è giusta;
ma pria di tutto...
Aminta.   Ah! pria di tutto andiamo,
amico, a consolarla, e poi...
Agenore.   T’arresta.
Sciolto è il Consiglio; escono i duci; a noi
viene Alessandro.
Aminta.   Ov’è?
Agenore.   Non riconosci
i suoi custodi alla real divisa?
Aminta. Dunque...
Agenore.   Attender convien.
Aminta.   Povera Elisa!
Agenore.   Ogni altro affetto ormai
          vinca la gloria in te.
          Parli una volta il re,
          taccia l’amante.
               Sempre un pastor sarai,
          se l’arte di regnar
          pretendi d’imparar
          da un bel sembiante.