Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/317

Da Wikisource.

atto secondo 311


Agenore.   Ah! calma

quegl’impeti, o mio re.
Aminta.   Scordarmi Elisa!
Se lo tentassi, io ne morrei.
Agenore.   T’inganni:
di tua virtú non ben conosci ancora
tutto il valor. Sentimi solo; e poi...
Aminta. Che mai, che dir mi puoi?
Agenore.   Che, quando al trono
sceglie il cielo un regnante...
(vede Elisa alla destra)  Ah! viene Elisa.
Fuggiam.
Aminta.   Non lo sperar.
Agenore.   Pietá, signore,
di te, di lei. L’ucciderai, se parli
pria di saper...
Aminta.   Non parlerò, tel giuro.
Agenore. No: déi fuggirla. Andiam: soffri un eccesso
dell’ardita mia fé sol questa volta.
(lo prende per mano e il trae seco in fretta verso la sinistra)

SCENA VIII

Tamiri dalla sinistra, Elisa dalla destra, e detti.

Tamiri. Dove, Agenore?

Agenore.   Oh stelle!
Elisa.   Aminta, ascolta.
Agenore. Ah, principessa!
Aminta.   Ah, mio tesoro!
Tamiri. (ad Agenore)  E tanto
attenderti convien?
Elisa. (ad Aminta)  Tanto bisogna
sospirar per vederti?
Tamiri. (ad Agenore)  A me pensasti?
Elisa. Pensasti a me? (ad Aminta)