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50 i - didone abbandonata


Non piú amante; qual fui, guerriero or sono.
Torno al costume antico:
chi trattien le mie glorie è mio nemico.
               A trionfar mi chiama
          un bel desio d’onore;
          e giá sopra il mio core
          comincio a trionfar.
               Con generosa brama,
          fra i rischi e le ruine,
          di nuovi allori il crine
          io volo a circondar. (parte)

SCENA VII

Selene sola.

Sprezzar la fiamma mia,
togliere alla mia fede ogni speranza,
esser vanto potria di tua costanza:
ma, se né pur consenti
che sfoghi i suoi tormenti un core amante,
ah! sei barbaro, Enea, non sei costante.
          Io d’amore, oh Dio! mi moro,
     e mi niega il mio tiranno
     anche il misero ristoro
     di lagnarmi e poi morir.
          Che costava a quel crudele
     l’ascoltar le mie querele,
     e donare a tanto affanno
     qualche tenero sospir? (parte)