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74 | i - didone abbandonata |
Nibbio. No, no, comparazione: in questo sito
una similitudine bastava;
e sa quanto l’udienza rallegrava?
Dorina. (Che sciocco!)
Nibbio. In un mio dramma io mi ricordo,
dopo una scena simile,
che un’aria mia fu cosí bene accolta,
che la gente gridava: — Un’altra volta! —
Dorina. Me la faccia sentire.
Nibbio. Sí, sí: per lei forse potrá servire.
«La farfalla, che allo scuro
va ronzando intorno al muro
sai che dice a chi l’intende?
— Chi una fiaccola m’accende,
chi mi scotta per pietá? —
Il vascello e la tartana,
fra scirocco e tramontana,
con le tavole schiodate
va sbalzando, — va sparando
cannonate — in quantitá».
Dorina. (Che poesia curiosa!)
Ella è particolare in ogni cosa.
Nibbio. Piú d’uno me l’ha detto, e dice il vero.
Dorina. Ma del nostro contratto
niente finor si è fatto.
Nibbio. Anzi è concluso.
Dorina. Come! Se il mio pensiero
non palesai peranco?
Nibbio. Eccole un foglio in bianco
colla mia firma: in esso
stenda pure un processo
di patti e condizioni:
purché venga con me, tutti son buoni.
Dorina. Troppo si fida; esperienza alcuna
di me non ha Vossignoria finora.
Nibbio. Non importa, signora.