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44 vi - semiramide



SCENA III

Sibari solo.

Quell’ira, ch’io destai,

molto giovar mi può. Scitalce estinto
dal timor mi difende
ch’ei palesi il mio foglio;
e di lei, che m’accende,
un inciampo mi toglie al letto, al soglio.
Questa dolce lusinga
di delitto in delitto, oh Dio! mi guida.
Ma il rimorso or che giova?
Quando il primo è commesso,
necessario diventa ogni altro eccesso.
          Or che sciolta è giá la prora,
     sol si pensi a navigar.
          Quando fu nel porto ancora,
     era bello il dubitar. (parte)


SCENA IV

Gabinetti reali.

Semiramide, una guardia, poi Scitalce.

Semiramide. Nol voglio udir: da questa reggia Ircano

parta a momenti. Egli perdé nel vile
tradimento intrapreso
ogni ragione all’imeneo conteso.
Odi: Scitalce a me s’inoltri. (alla guardia, che parte)
  Io tremo
ripensando a Mirteo. Con quale orgoglio
or mi parlò! Non è suo stil. Che avvenne?