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tutte adunò.
Scjtalce. Da mille faci e mille
vinta è la notte, e ripercosso intorno
fiammeggia oltre il costume
fra l’ostro e l’òr multiplicato il lume.
Semiramide. Scitalce, al nuovo sposo
..................
Ircano. Cosí riceve un tuo rifiuto Ircano.
Tamiri. Ah! questo è troppo. Ognun disprezza il dono!
Dunque, ridotta io sono, ecc.
SCENA V
si preferisce a me.
Semiramide. Non è Tamiri
sposa finor: molto sperar tu puoi.
Scitalce è prigionier; si rese Ircano
dell’imeneo col suo rifiuto indegno:
facilmente otterrai la sposa e il regno.
Mirteo. Che giova il merto? Io soffrirò, ma poi
chi ragion mi fará? Forse Tamiri?
Semiramide. Avranno i tuoi sospiri
da lei mercede: a tuo favore io stesso
Tu piú caro mi sei di quel che credi.
Mirteo. Io veggo in lontananza,
fra l’ombre del timor,
di credula speranza
un languido splendor,
che inganna e piace.
Avvezzo a ritrovarmi
son io fra tante pene,
che basta a consolarmi
l’immagine d’un bene
ancor fallace. (parte)