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vrebbe egli tenersi per Veneziano, secondo Battista Guarino, il quale sopra una famosa scultura di lui, rappresentante Venere che percuote Amore, fece l’epigramma seguente, impresso con le altre Poesie sue Latine in Modena l’anno 1496; in cui a quale scultore si alludesse, nessuno lo ha mai dichiarato.
Signum Veneris Cupidinem verberantis.
Quid sibi suspenso vult Cypria Diva flagello?
Tristia cur meruit verbera nudus Amor?
An punit, quod sit laqueis deprensa mariti?
An quod sit blando lentus in officio?
An pueri curas plagis docet illa domari?
An solitos ficto contegit ore dolos?
Quicquid id est timeo Divae Sybaritidos iram,
Et quamvis caesus, me tamen urit Amor.
Pyrgotelis Veneti signum neque Cous Apelles,
Nec vincet clari dextera Praxitelis.
Egrediens pelago celebres Dea reddidit illos:
Iste flagellanti notus erit Venere.
Con lo stesso solo nome di Pirgotele chiamò questo artefice anche il Gaurico nel citato Dialogo sulla Scultura, mettendolo però fra li chiari scultori, appunto per quella sua Venere flagellifera: Clarus & ipse mastigophoro illa sua Venere noster Pyrgoteles: dove noster è detto perchè doveva egli esser familiare agl’interlocutori del Dialogo, che in Padova tenuto si suppone. Ma lo Scardeone, senza dargli luogo nella classe degl’illustri artisti di sua patria, lo nomina come scultore prestantissimo, all’occasione di scrivere d’Ettore di lui figliuolo, persona di lettere; a cui in età fresca mancato di vita il padre fece un bu-
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