po dello Scardeone; delle quali egli scriveva. Exɛtant in hac urbe ab annis trecentis & amplius signa & picturae, quae in templis antiquis visuntur, ita informes rudes, & distortae, ac sine ulla prorsus arte confictae, ut nemo pictor nunc, quamvis imperitus, eas melius & elegantius non effingat.
(32) E’ sempre stata famosa l’abitazione del Cardinale Bembo in Padova per la copia di squisiti monumenti alle lettere ed alle belle arti spettanti, che quel grand’uomo vi aveva raccolti. Statue, vasi, cammei, gemme, pietre intagliate, iscrizioni, medaglie, pitture, scolture; di sì fatte cose v’era stupenda adunanza. Quando altre prove non vi fossero sparse ne’ libri del suo tempo, basterebbero le lettere del Bembo medesimo a mostrare che con assiduità egli le cercava, e gelosamente le possedeva. Scrivendo nel 1516 al Cardinale Bernardo Divizio da Bibiena, gli fa le maggiori istanze per avere una Venerina di marmo, la quale, dice, porrò nel mio camerino tral Giove e il Mercurio suo padre e suo fratello (Opere del Cardinale Pietro Bembo, T. III. p. 12.), due piccioli bronzi qui riferiti. Non poteva egli stare lungo tempo senza vedere questa sua carissima suppellettile, e perciò nel 1542 trovandosi in Roma ebbe a scrivere a Flaminio Tomarozzo a Padova nel modo seguente: Io non posso più oltre portare il desiderio che io ho di riveder le mie Medaglie, e qualche altra cosa antica, che sono nel mio studio costì. Perchè sarete contento, quando tornerete a Roma, portarmi queste di loro. Le Medaglie d’oro tutte. Le d’argento tutte, da quelle infuori che sono nell’ultima tazza più grande di canna Indiana, ed in maggior numero delle altre. Le di bronzo delle prime quattro tazze di quella maniera, e più, se vi parrà di dover portare. Il Giove ed il Mercurio e la Diana di