dei miei occhi converso in calamita tirasse a se di maniera la vivacità di quegli spiriti, con li quali esse respirano; che non altrimenti tornarei vivo , che se la natura mi avesse sparso nelle membra lo anelito della sua propria vita. (Lettere, Lib. IV. p. 181.).
Trovasi un Francesco Nichino, o Anichino, Ferrarese intagliatore di gemme in Venezia posto ne’ migliori artefici del genere suo da Camillo Leonardo da Pesaro nel libro terzo, capo secondo dell’opera intitolata Speculum Lapidum scritta nel 1502, ed in Venezia l’anno medesimo stampata, ove dice: Claret Romæ hodiernis temporibus Ioannes Maria Mantuanus, Venetiis Franciscus Nichinus Ferrariensis, Ianuæ Iacobus, aliter Tagliacarne, Mediolani Leonardus Mediolanensis; qui adeo accurate ac laute effigies in lapidibus imprimunt, quod nihil addi, aut minui potest. Niccolò Liburnio nelle Selvette impresse l’anno 1513. in Venezia introduce Francesco Nichino da Ferrara a far mostra di una corniola da se intagliata. Antonio Musa Brasavola, celebre Medico Ferrarese, nell’opera che ha per titolo Examen simplicium medicamentorum, stampata dal Blado in Roma l’anno 1535., trattando della pietra stellata, e del lapislazolo, riferisce che Francesco aveva trovato modo di esprimere e rilevare una lucciola col ventre fiammante, profittando d’una vena d’oro del lapislazolo: Quoniam & lapislazuli aureas maculas habet apprime splendentes; ut viderim Ferrariensem sculptorem celeberrimum Franciscum Anechinum, qui in lapide lazuli cincidellam finxerat miro artificio, ut cauda accensa in fine videretur, nam in maculam auream terminabatur mirum artificis inginium. Non conoscono pertanto il Baruffaldi nelle Vite inedite degli artefici Ferraresi, e sì ancora il Canonico Crespi nelle annotazioni ad esse,