Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/34

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Questa aulica decisione, che è del 3 maggio 1837, venne comunicata alla Commissione fondatrice veneta, restituendole il progetto Meduna.

Ecco la storia del progetto Meduna e dell’esito che ottenne.

94.° Per la linea della strada di ferro da Venezia a Milano si erano già divulgati nel pubblico, dal gennaio 1836 al marzo 1837, quattro pensieri senza aver premesso alcuno studio statistico, senza aver fatto alcuno studio, alcun esame, alcun rilievo del terreno.

Si parlò prima (come dissi al paragrafo 36.°) di andar quasi dritti da Venezia a Milano per Cologna, Pozzolo e Leno, passando tra i colli Berici ed Euganei, ed annodando alla linea principale, con sette diramazioni, le sette città di Padova, Vicenza, Mantova, Verona, Brescia, Cremona, Bergamo.

Sorse poscia il miglior pensiero, quello di riunire direttamente le sei città principali, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Milano.

Indi l’altro di correre la zona bassa del regno per Monselice, Este, Legnago, Mantova, Piadena, Cremona, Lodi, Milano.

Finalmente il quarto, che partecipava del secondo e del terzo, cioè quello di giungere a Verona pel cammino di Padova e di Vicenza, scendere da Verona a Mantova, ed andar da Mantova a Milano per Cremona e Lodi.

95.° Così parlando intempestivamente di quello di cui si doveva parlare per ultimo, tutte le città del Regno lombardo-veneto da Venezia a Milano erano state condotte nella speranza, e quindi nel desiderio, di ritrovarsi sulla linea principale della strada di ferro, o di aver almeno una diramazione a sé; così si eccitarono le non mai spente emulazioni delle città italiane; cosi gli interessi particolari si collegarono per combattere anche contro l’interesse pubblico, se fosse per occorrere.

96.° In mezzo a questo si volle conoscere anche qualche cosa della spesa, ma in via d’avviso, senza esame del terreno, senza visita dei luoghi, senza spese in rilievi geodetici.

La Commissione fondatrice veneta ne richiese l’ingegnere signor Campilanzi, distinto amico mio. Egli, da uomo d’onore, dotto nell’arte sua come è, disse:

che quei quattro pensieri non erano che quattro ipotesi; strinse i suoi calcoli sulla linea retta colle diramazioni, e su quella che riuniva le sei città, ricordando che questa dovevasi preferire a quella, ma a patto di evitare i colli del lago, se non si voleva far danno all’impresa1; mostrò che per quei calcoli d’avviso

la strada breve colla diramazione costerebbe lire 59,905,000 (preventivo 31 marzo 1837), e quella delle sei città, lire 55,160,000, rammentando che avea fondato le sue induzioni sulla carta topografica generale del regno 2., che si trattava di stime di semplice avviso3, di uno studio preliminare di massima, di una traccia d’avviso4

  1. Rapporto dell’ingegnere Campilanzi N.° 5 diretto alla Commissione fondatrice veneta: «Linee che soddisfino all’occhio se ne possono tracciar sulla carta quante si vogliono, ma si scosteranno tutte dal vero scopo se nel loro andamento non seguiteranno la pianura. Egli è duopo persuadersi, quantunque sembri un paradosso, che nel caso nostro la linea più breve è la più lunga, perchè questa potrà esser percorsa in minor tempo, e portare minor dispendio»
  2. Rapporto dell’ingegnere signor Campilanzi, 31 marzo 1837. — Omissis «Vidi però che trattandosi di un grandioso progetto, come quello di cui trattasi, avrebbesi potuto, anche prima d’incontrare, sull’incertezza, la vistosa spesa dei rilievi e dei progetti, calcolare con sufficiente approssimazione questo dispendio, servendosi intanto di una carta generale del Regno a sufficienza esatta e di dettaglio"
  3. Rapporto suddetto. — Omissis. «Che comunque si tratti di stime di semplice avviso, si cercò non di meno di redigerle con quella esattezza che può ripromettersi dalla loro indole».
  4. Rapporto dell’ingegnere signor Campilanzi N.° 5 diretto alla Commissione fondatrice veneta. — Omissis. «Ben inteso che non trattasi qui che di uno studio preliminare di massima e di traccia di semplice avviso».