Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/65

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172.° Dunque vi erano norme e regolamenti, patti chiari, concertati, discussi colla Direzione, approvati dalla Direzione, intesi cogli ingegneri, non solo per gli ingegneri operatori ed ingegneri assistenti, come vedemmo, ma anche per gli ingegneri macchinisti, come vediamo, e per fino pei macchinisti guidatori.

Il dottore Cattaneo, che ha seguito con perseveranza di passo in passo l’impresa, che ne conosce i più intimi andamenti, che ne ha fatto sempre diligente annotazione (pagina 4 della Rivista), sa benissimo tutto questo) ma fingendo di non saperlo, viene ora con quel suo solito soccorso di Pisa, quattro anni dopo il fatto, con quella sua solita dottoraggine, insegnandoci cosa si avrebbe dovuto fare per istabilire come va l’ufficio tecnico dell’impresa, per fondarlo sopra norme uniformi, per dirigere bene gli ingegneri, per condur bene i lavori, per sollecitar l’opera.

«Vi voleva una unità che presiedesse a una ben intesa e risponsabile pluralità», (pag. 16 della Rivista. )

Questi sono inviluppi che non li intende nè chi li scrive, nè chi li legge; queste sono idee mozze, se pur si possono chiamare idee.

Verso chi risponsabile quella sua pluralità?

E quella sua unità astratta, che non si sa chi sia, chi doveva essere? Doveva essere risponsabile o no? — E se risponsabile, verso chi? — E chi poi risponsabile verso di essa?

Ma procediamo con queste sue belle norme.

«Si sarebbe potuto fare anche un diverso riparto secondo le speciali attitudini.

«II piano stradale ad alcuni;

«Ad altri le stazioni;

« Ad altri i ponti;

« Ad altri la sistemazione delle ruotaie e de’ ruotanti, ec». ( pagina 41 della Rivista.)

Bravo! cosi ogni sezione della strada avrebbe avuto quattro o cinque ingegneri, uno per la strada, uno pei ponti, uno per le stazioni, uno per le ruotaie, uno pei ruotanti, ec, o si avrebbe dovuto, cosa impossibile, far correre continuamente ciascun ingegnere speciale da Milano a Venezia con quel guadagno della società, e con quel profitto per la buona esecuzione dell’opera che tutti possono vedere da sè!

E poi chi avrebbe raffrontato i fatti, collegate le idee, prese risoluzioni su quelle cose che sono tra loro unite, che sono fra loro dipendenti? Chi avrebbe disposto l’ordito generale dell’opera? Chi stretto in sè la direzione suprema?

Chi risponsabile del tutto? ec, ec.

Questo è creare il caos, e darlo poi in governo al caso.

173.° Ed ecco la bella organizzazione che avrebbe avuto l’ufficio tecnico, ed il servizio di costruzione e di amministrazione tecnica, se vi fosse stato quel famoso Capo d’ordine (pagina 41 della Rivista) di cui il dottore Cattaneo va tanto predicando, tacendo però per modestia, che questo Capo d’ordine avrebbe dovuto esser lui.

In somma, in tutto quello che propone per l’ufficio tecnico e per gli ingegneri dell’ufficio tecnico non vi è ombra di giudizio.

Ed in tutto quello che ha detto sull’ufficio tecnico e sugli ingegneri, non vi è ombra di verità.

174.° Vi furono nell’ufficio tecnico idee generali, massime fondamentali, norme uniformi, e, Dio piacendo, ben diverse da quelle che ora c’insegna il dottore Cattaneo.

Vi furono regolamenti generali e particolari, discussi, concertati cogli ingegneri dell’ufficio, colla Direzione, e dalla Direzione approvati.