Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/67

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175.° Se qui sarò costretto a parlare di me più di quello che a modesto scrittore si convenga, io supplico il lettore ed il pubblico a perdonarmelo, ed a voler attribuirlo alla causa vera che a ciò mi astrigne, cioè alla necessità di una giusta difesa contro un attacco incivile e sleale.

176.° Quando nell’aprile 1836 mi fu offerta a Lubecca dalla Commissione fondatrice la creazione di una strada di ferro da Venezia a Milano, io ne sapeva della geografia, della topografia d’Italia, delle sue popolazioni, delle sue condizioni economiche più che il dottore Cattaneo.

Lo dichiaro anche a costo che egli mi si scagli addosso con un nuovo articolo nel Politecnico, perchè la cosa è vera, perchè infine tutti vedranno che questo non è poi un gran vanto.

Ne sapeva più di lui, perchè ho veduto tutta l’Italia, perchè ho veduto più volte il Regno lombardo-veneto, perchè in tutti i viaggi miei nell’Italia e fuori mi sono sempre studiato di conoscere bene le grandi mosse del suolo, i suoi accidenti particolari, la storia del passato e del presente, le antiche o le moderne fortune, e più di tutto, in tutto, lo stato attuale.

Il Regno lombardo-veneto lo conosceva poi più particolarmente, perchè è la patria mia, perchè l’aveva studiato sulle migliori carte topografiche mie e del ministero della guerra del fu Regno d’Italia, e sulle migliori statistiche; perchè lo aveva in gran parte riconosciuto io stesso quale ufficiale del Genio addetto allo Stato Maggiore dell’esercito vice-reale negli anni 1813-1814, come il corso dell’Adige, del Mincio, dell’Oglio, dell’Adda, i colli del lago, e gran parte del terreno frapposto tra que’ fiumi; ed anche dopo in qualità d’ingegnere aspirante nell’I. R. Corpo d’ingegneri d’acque e strade, ed in seguito come facente funzione d’ingegnere provinciale nella provincia di Verona, e come ingegnere del R. Demanio, della R. Finanza e di molti privati.

177.° Da Verona sono partito il febbraio 1832; e l’invito della Commissione fondatrice mi giunse a Lubecca il 3 giugno 1836, allorché io aveva già studiato, nelle loro parti economiche e tecniche, le strade di ferro di Francia, d’Inghilterra e del Belgio.

Posso dunque dire francamente, e lo dico, che quando giunsi in Italia, nel giugno 1837, non aveva punto bisogno, per concludere che la strada di ferro da Venezia a Milano doveva percorrere l’alta zona della pianura lombarda,

onde incontrare il più grande movimento di uomini e di cose;

attirarvi il vicino;

offrirsi facile a tutte le concorrenze del regno presenti e future;

annodare nello stesso tempo direttamente il più grande numero di città, e le principali;

evitare le forti e rovinose pendenze;

e correre un terreno buono, solido, non contrastato da grandi ostacoli;


non aveva, replico, bisogno di conoscere le per me vecchie cose che il dottore Cattaneo aveva stampato nelle famose sue Ricerche sul progetto di una strada di ferro da Milano a Venezia.

Le ho lette, come ho letto tutti gli scritti che si riferivano al pensiero di quella strada, concludendo quello che dissi al paragrafo 81, cioè che erano cose giuste, rammentate a tempo, ma tutt’altro che nuove, ed annegate in un mar di parole.

178.° Mi parve che tutto quello che egli aveva rammentato, ed anche più di quello che egli aveva rammentato di veramente utile per le strade di ferro in quel suo vaga-