Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/95

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Ma alla quale si attaccarono ad ogni costo per potermi inviare colle stampe quel lungo rimprovero, in cui mi vanno dicendo:

che posi il piede sulla trista arena delle contumelie e delle provocazioni, che tenni uno sconveniente contegno, che scagliai colpi non degni d’onesta contesa, e mi chiamano mente esaltata per offeso amor proprio, uomo intollerante d’ogni opposizione, calpestatore delle persone che non riformidarono di oppormisi; e con quanta giustizia, io me ne appello, non all’autore dello scritto, che non conosco; e che non desidero di conoscere, ma al nobile ed equo sentire di tutti i cittadini di Bergamo.

272.° Bergamo, che dapprima difendeva soltanto i proprii interessi e la sua comunicazione con Milano per Monza, si collegò cogli speculatori di borsa, con quelli che non fanno alcun conto di ciò che possa rendere e non rendere una strada di ferro, ma bensì di quello che si può guadagnare o perdere col commercio delle azioni delle strade di ferro, checché avvenga in seguito dell’esecuzione loro.

Questa alleanza lo trasse dalla difesa all’attacco; si volle minacciare di una concorrenza la società lombardo-veneta, proponendo di costruire una terza strada, cioè una strada da Bergamo a Brescia; poscia, convinti che questo non si otterrebbe dalla Sovrana giustizia, o che questo non basterebbe ad isconfortare la società lombardo-veneta dalla costruzione del tronco di strada da Brescia a Milano, si risolse di far il possibile, perché questo tronco non si facesse.

273.° Così sorse la conferenza di Milano del 1.° aprile 1840, tra la sezione lombarda della Direzione e gli interessati nelle strade di Bergamo e di Monza, rappresentati, in quella conferenza, dai signori Barone Eskeles, nobile de Putzer, e Giulio Sarti. Questi proposero:

la società lombardo-veneta ommettesse definitivamente la costruzione della parte di strada di ferro da Brescia a Milano, accettando in compenso, da chi si facesse alla erezione dell’altra da Brescia a Milano per Bergamo e Monza, una parte dell’introito lordo che ne ricaverebbe;

ove ommetterla non volesse definitivamente, almeno la sospendesse intanto, e così di congresso in congresso, finché l’esperienza avesse dimostrato che si potea costruirla con vantaggio anche dopo l’erezione e la concorrenza dell’altra per la linea di Bergamo e Monza. In poche parole, gli interessati di Bergamo e Monza volevano porsi nei diritti e nei vantaggi della società lombardo-veneta per tutto il tronco da Brescia a Milano, scacciandone addirittura la società lombardo-veneta.

274.° La sezione lombarda soggiunse:

essa non essere la Direzione, ma soltanto una parte della Direzione; poi anche la Direzione intiera non aver mandato per deliberare su cosa di tanta importanza; lo avesse anche, sarebbe sempre intempestivo deliberare in allora, cioè prima del privilegio per la strada da Milano a Venezia, prima di quelli delle due strade da Bergamo a Monza, e da Bergamo a Brescia; non parerle la cosa utile alla propria società, pure ne informerebbe la sezione veneta; rifletterebbero e deciderebbero che far si dovesse su questo proposito a privilegio ottenuto.

275.° Allora successe, agli ultimi di maggio 1840, la proposta in iscritto diretta alla Direzione da alcuni dei signori azionisti viennesi (Allegato VV1), affatto simile a quella verbale dei signori Arnstein ed Eskeles, alla quale la Direzione rispose dolerle, ma non esser più in tempo di aggiunger proposte pel vicino congresso, perché l’avviso, che doveva precederlo di giorni quaranta, era già pubblicato.