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Pagina:Mill - La liberta, Sonzogno, Milano.djvu/72

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72 la libertà

tra queste due forze forma il principale interesse della storia dell’umanità. La più gran parte del mondo, nel preciso senso della frase, non ha storia, perchè ivi è assoluto il dispotismo del costume. E il caso di tutto l’Oriente: là il costume regna sovrano ed arbitro su tutte le cose; giustizia e diritto significano conformarsi ad esso; nessuno, salvo qualche tiranno ubbriacato dal potere, pensa a resistervi: — e noi vediamo gli effetti di tutto questo. Queste nazioni debbono, in altri tempi, aver avuto dell’originalità; esse non sono uscite dalla terra popolose, colte in letteratura, e profondamente versate in certe arti della vita; sotto tutti questi rapporti debbono a sè stesse la loro esistenza ed erano un tempo le più grandi e potenti nazioni del mondo. Che cosa sono esse ora? sono suddite o dipendenti di tribù i cui antenati erravano nella foresta, mentre i loro avevano dei magnifici palazzi e degli splendidi templi; ma su questi barbari il costume divideva il suo impero con la libertà e col progresso. Un popolo, a quel che sembra, può essere, durante un certo lasso di tempo, progressivo e poi fermarsi e quando? Quando cessa di possedere l’Individualità. Se un simile cambiamento dovesse accadere anche nelle nazioni d’Europa, non sarebbe precisamente cogli stessi caratteri. Il dispotismo del costume, che minaccia queste nazioni, non è precisamente l’immobilità; esso condanna la singolarità, ma non pone ostacolo al mutamento purchè tutto muti nello stesso tempo. Noi abbiamo abbandonati i costumi immobili da cui i nostri avi non si allontanavano: bisogna bene ancora vestirsi come tutti gli altri: ma la moda può mutare una o due volte per anno. Con questo, noi facciamo in modo di cambiare per amor del mutamento, non per alcun concetto di estetica o di comodità; perchè lo stesso concetto di estetica o di comodità non verrebbe in testa a tutti nello stesso punto è non sarebbe, ad un altro punto, abbandonato da tutti. Noi siamo progressivi così come siamo mutevoli: facciamo continuamente delle nuove invenzioni in meccanica e le conserviamo finchè non le si possano sostituire con invenzioni migliori; siamo pronti a migliorare in fatto di politica, di educazione, di costumi, sebbene in quell’ultimo caso la nostra idea di miglioramento consista sopratutto nel rendere gli altri, o colle buone o colle brusche, buoni come siamo noi.

Non ci opponiamo al progresso; anzi, ci lusinghiamo di essere la gente più progressiva che mai si sia vista. Contro l’individualità noi combattiamo; e crederemmo d’aver compiuta un’opera meravigliosa, se ci fossimo resi tutti gli uni agli altri identici, dimenticando che la dissomiglianza tra due persone è la prima cosa che attira l’attenzione, sia per l’imperfezione d’uno di questi tipi e per la superio-